martedì 13 maggio 2008

Terza Repubblica


Ma, cos'è 'sta "terza Republica"?

Antonio Polito, sentito su "Ballarò".
"Non facciamo discorsi da seconda Repubblica anche all'inizio di questa terza Repubblica".

Ma lui, Polito, è uno della seconda o della terza Repubblica? Quali sono le caratteristiche, cognitive e comportamentali, dell'uomo della terza Republica? Come negozia, l'uomo della terza Repubblica, i bisogni di cui si fa portatore con altri che ne hanno di egualmente intensi ma, magari, confliggenti coi propri? Come si nutre, l'uomo della terza Repubblica e, soprattutto, come s'accoppia l'uomo della terza Repubblica?

..su Teimstocletionall channel

domenica 2 marzo 2008

Pro-fezie

                                     

Il trionfo della spazzatura

di E.Montale (Diari0 1971)

Lo sciopero dei netturbini
può dare all'Urbe il volto che le conviene.
Si procede assai bene tra la lordura
se una Chantal piovuta qui dal nord
vi accoglierà con una sua forbita
grazia più chiara e nitida dei suoi cristalli.
Fuori le vecchie mura ostentano la miseria,
la gloria della loro sopravvivenza.
Lei stessa, la ragazza, difende meglio
la sua identità se per raggiungerla
ha circumnavigato isole e laghi
di vomiticcio e di materie plastiche.
Qui gli ospiti nemmeno si conoscono
tra loro, tutti incuriosi e assenti
da sé. Il trionfo della spazzatura
esalta chi non se ne cura, smussa
angoli e punte. Essere vivi e basta
non è impresa da poco. E lei pure,
lei che ci accoglie l'ha saputo prima
di tutti ed è una sua invenzione
non appresa dai libri ma dal dio senza nome
che dispensa la Grazia, non sa fare altro
ed è già troppo.

sabato 6 ottobre 2007

In Morte: solo l'eccezione conferma una regola


Ognun verrà chiamato innanzi alla Sua Corte
In dote Essa fu data e compagna della Sorte.
Mai dote più nefasta ancor ch’avesse sete
che tutto quel che è ingombro Ella miete.

La Vita è luce Sua, ad Essa Ella adduce,
poiché essendo ombra si nutre della luce.
E nel venir a luce, l’infante ad essa tende
è regola innata che a ognun di noi s’attende.

La regola rettifica e norma l’imprevisto
ma esso è calcolato, ella l’avrà pur visto.
La Morte è regolare alla nostra condizione,
chi dice ch’Io non sia di regola eccezione?

Temistocle

venerdì 5 ottobre 2007

Il Dilemma


Tessere o
non tessere
questo è il
problema.

Se sia più nobile sopportare gli ortaggi,
olive, zucchine ed altri foraggi,
o accendere un mutuo d'un fuoco che abbaglia,
attaccarsi a qual cosa che sia Forza Italia.

Mangiare in un piatto
la stessa minestra,
oppur fare il matto
e volgersi a destra.

La chiesa spogliata
di Santa pazienza
di tutto occupata
ma non di Vicenza.

Sparare, Morire, Forse.
Speranze, Credenze, Perse:

Tra chi scende in campo
e chi sale in pista
non ho vie di scampo
e voto a sinistra.

Tessere
o non tessere
questo è il
problema

Se sia meglio rammendare
quel che s'è costruito
o tesser a nuovo e non ricordare,
rifare d'accapo sia trama che ordito.

Costruire legami,
mangiare legumi,
sputar nei tegami
invocar certi numi.

Tessere, filare, flirtare, forse.

Tessere
o non tessere
questo è il
problema.

(Temistocle)

martedì 14 agosto 2007

Le infrastrutture di un uomo di Fede

Un saluto alle mie flotte, ed un anatema ai miei nemici: la diarrea vi colga!

Non esistono solo gli anticomunisti, esistono pure gli anticamionisti, novelli Emilio Fede che ritengono, nella semplice rivendicazione all'esistenza di ciò che è altro, possa risiedere l'elemento chiave di destabilizzazione di un sistema di comodo.

Novella antidemenziale pastorizzata

Ho conosciuto un tizio veramente particolare, era un precario e di professione si dichiarava "Anticamionista". Il signore sosteneva che occorreva eliminare i camion dalle strade e lui era appagato nel diffondere questo pensiero. "I camionisti sono i veri padroni delle strade - esordiva l'Anti..- ieri viaggiavo in una superstrada a 190 Km/h, quando ad un tratto mi tocca rallentare perché il pericolo camionista era all'orizzonte schierato e pronto a tagliarmi la strada e fraintendermi il percorso".
                                                             
Una vera iattura. Ricordo, tempo fa vi fu una cruenta rivolta della forfora contro i peli capilliferi, rivolta che dopo anni venne comunque vinta dalla forfora la quale però si ritrovò a manifestare il suo disappunto in una pelata piazza e, al grido: "E 'mo ndo cazzo annamo!", la forfora si riversò per le spalle di un ignaro malcapitato fin quando una solerte spazzola non pensò di togliersela persino dai coglioni.
La stessa logica contingente che creava la forfora e, nell'esaurirsi della contingenza ne decretava, inesorabile, la fine, aveva partorito lo stato d'essere dell'Anticamionista.
L'insolubile dilemma filosofico, è nato prima il camionista o l'Anticamionista, giungeva all'epilogo nel momento stesso in cui un terzo incomodo, proprietario delle strade e delle calzature dei mezzi, scendeva in strada per difendere tutti dal pericolo camionisti. In principio fu il luogo, lo giuro sulla testa di Giovanni, in un secondo momento fu il verbo, quindi si continuò con il predicato verbale e via così senza che nessuno chiedesse chi era il soggetto. "Egli è colui che è" - ammonì una voce fuori campo, o meglio, fuoristrada.
L'Anticamionista giustamente cominciò a domandarsi: "Cazzo vuol dire?". Ma mentre andava formulando la domanda, si accorse che giù dal parapetto era caduto un SUV. "Non preoccuparti- disse l'Anticamionista - sei vittima dei padroni delle strade, i camionisti, ed io sono qui per combattere questo pericolo avendo ricevuto divina investitura da colui che dice di essere colui che è". Ma dal SUV si leva un a voce seccata: "Ma che cazzo dici? Mi ha attraversato la strada un cinghiale, e l'ha fatto senza passare per le strisce pedonali". "Eh, eh, eh, - rise l'Anticamionista - i camionisti non sono sempre ben individuabili, ieri ero allo specchio e, mentre con un pettine tentavo di domare qualche ciuffo camionista ribelle, ho avuto la sensazione di trasformarmi in un camion, ero diventato un camion, poi ho detto una preghierina a San Kafka, e tutto è svanito nel nulla e la verità mi è apparsa in tutta la sua inconfutabile evidenza; ai piedi non avevo le ruote, quindi non ero un camion". Così si mise seduto e si tolse i cingoli dai piedi.

Temistocle 

sabato 28 luglio 2007

"Bip" e ipocrisie


Ogni giorno, guardando la televisione, non posso non osservare l'ipocrisia che caratterizza il suo modo di comunicare. A parte le varie situation comedy dove il telespettatore viene indotto al sorriso da quei risolini fuori campo, ciò che mi appare veramente ipocrita sono i "bip" che la regia mette per mascherare quella che normalmente verrebbe definita "parolaccia". Quindi, il "porca puttana" non viene convertito in un bel "porca peripatética" che ci condurrebbe nel Peripato di aristoteliana memoria, ma diviene nel linguaggio corrente, "porca bip". Cosi dicasi, ad esempio, di "puttana Eva", che non viene convertito nel conseguenziale ed induttivo "cornuto Adamo" ma bensi in "bip Eva". Il bip diviene dunque la latrina linguistica delle nostre formali indecenze, il buco nero delle ipocrisie. "Che bip vuoi?", quando senti questa frase ti domandi subito cosa si sia voluto mascherare. Nel caso infatti il "bip" maschera molteplici equivalenze, ed ecco allora che la mente si sente autorizzata a percorrere tutte le probabilità che il caso ci propina. Nella frase infatti potrebbe entrarci: "cazzo", "madonna"..etc. A seconda delle latitudini territoriali, il bip cambia forma. Il problema è che se la frase fosse detta esplicitamente e senza bip, forse passerebbe quasi inosservata, ma dal momento in cui entra l'omissis, tu mentalmente sei indotto a ragionare sull'arcano. Cosi è successo che mio nipote Temino, di dieci anni, sentendo in una trasmissione tutti questi "bip", mosso dalla proverbiale curiosità che caratterizza tutti i bambini, iniziasse a chiedermi il perché di tutti quei bip. Voleva sapere cosa nascondessero. Alla tele sentì, tra le tante, "che bip vuoi?". "Zio cosa voleva dire quel bip?" - chiese. Dopo aver tergiversato un po', spazientito da tanta insistenza dissi: "Vabbé, lo dico pure io a volte, voleva dire che cazzo vuoi, contento!?". Purtroppo successe che mio nipote risentì ulteriormente la frase e, forse per una mal centratura del bip medesimo, tra il "che" e il "vuoi" ebbe modo di udire "m...onna". "Zio! Zio! non ha detto cazzo, ha detto un'altra cosa, finisce per ..nna". E fu cosi che mio nipote, grazie al potere ipocritamente pedagogico di quel "bip", dando sfogo alla sua fervida fantasia, quel giorno mi svuotò tutta la latrina linguistica sul muso. Mia moglie svenne. Ora dovrò trovare un ulteriore omissis che mi mascheri quell'indecente "bip", sinonimo delle peggiori nefandezze che la nostra cultura perbenista ci ha insegnato. Chiedo dunque una mano a voi altri, ai lingiusti, ai dotti delle varie giurisdizioni, che fare?

Temistocle

sabato 7 luglio 2007

Ballo in Fa# minore


Proprio ieri, chiacchierando con un'amica, prendendo a spunto questa bella canzone di Branduardi, mi vennero a mente alcune considerazioni sul Tempo e sulla Morte ad Esso connessa. "Sono Io la Morte e porto corona, io son di tutti Voi signora e padrona...". La Morte procede per linea retta, è connaturata al concetto lineare di Storia proprio del pensiero giudaico-cristiano. La Morte, nella sua accezione più propriamente medievale, rappresentata iconograficamente da una figura incappucciata di nero avanza lentamente mietendo vittime con la sua falce. Antropologicamente, la linea ha un carattere dirompente, persegue lo scopo fendendo, ed aprendosi un varco verso tutto ciò che si trova lungo il suo cammino. Il tempo lineare ha un inizio e una fine. La genesi giovannea inizia con l'incipit: "in principio fu il verbo" in cui con l'in principio si avvia il cammino di un tempo che, pare volersi allontanare da un contesto a-temporale. La morte persegue la Fine. Poi ad un tratto, nella canzone da me proposta, la morte viene invitata a danzare nel cerchio: "Sei l'ospite d'onore del ballo che per Te suoniamo, posa la falce e danza a tondo a tondo, il giro di una danza e poi un'altra ancora, e tu del tempo non sei più signora". Il cerchio esorcizza la morte, in esso non vi è inizio né fine, si che la morte in esso non ha senso alcuno. La linea distrugge nel perseguire uno scopo ben preciso, il cerchio cerca il Suo senso nel conflitto e nella negoziazione continua. Nelle culture selvagge, senza storia, esiste il mito dell'eterno ritorno. I cacciatori ripetono con dovizia di particolari le gesta dei primi cacciatori all'infinito, ri-attualizzando un momento passato. Il Mito, quindi, rifonda la Storia?

Temistocle

domenica 1 luglio 2007

In-Formazia


Certo, da noi è difficile pensare a cose del genere, o meglio, è difficile pensare che vi possano essere persone con una loro propria personalità e, se esistono, le si mettono in condizione di non nuocere, poiché personalità e controllo sono antitetiche nei giochi del potere. Non è raro vedere giornalisti che, invece di informare, tentano di uni-formare, tras-formare i propri lettori dietro la conduzione di guerre a molti incomprensibili. L’imperativo spesso è, promuovere il lettore a disciplinato soldato di guerre d’altri. A volte versiamo lacrime di circostanza per le morti di una guerra voluta, sostenuta e supportata, altre volte, senza rendercene neppure conto, nutriamo un insalubre interesse sul vincitore dell’Isola dei Famosi, facendo passare in secondo piano tutte le vittime delle carneficine che gravano sul mondo. Questo succede anche perché, oggi soprattutto, non si ha più l’abitudine a pensare, ed allora impera il gossip sull’umano malcostume. Dico questo perché nella cornice delineata si stagliano figure strane, straniere. Una giornalista Americana, Mika Brzezinski, si rifiuta di aprire il Notiziario con una news che riguarda la ricca ereditiera Paris Hilton e la sua scarcerazione, anteponendo questo fatto alle morti in Iraq. La giornalista dice di non condividere questa linea editoriale ed in segno di disprezzo tenta di bruciare con un accendino il foglio che riporta il fatto, quindi, fermata nel gesto dal co-conduttore, riesce a gettare il foglio nel tritacarta. Credo che questo possa essere emblematico ed esemplare in una logica di formazione- in-formazione politicamente corretta ed in cui, come diceva il nostro Jovanotti ognuno dovrebbe cercare di.. "essere uomo prima di essere gente”.

Temistocle



domenica 27 maggio 2007

Il condizionale e la politica


Ieri sono andato col babbo di Lino che lui doveva andare in una banca a prendere il libretto dei consegni. E’ bello il libretto dei consegni, basta che c’hai i soldi per comprare una penna e con questa ci scrivi un numero che sono i soldi che vuoi dare a qualcuno che lui dopo ti da qualcosa che tu vuoi. A me e a Lino i consegni non ce gli danno perché ha detto il babbo di Lino che noi siamo piccoli e i consegni gli danno solo a quelli grandi. Infatti ci credo, io e Lino non arriviamo neanche nel buco dello sportello dove c’è uno tutto mezzo incazzato che dopo lui ti deve fare un sacco di timbri tondi in un po’ di fogli e poi dopo ti da i consegni. Allora quando siamo usciti io gli ho detto al babbo di Lino se mi imprestava un foglio di quel quadernino che ci scrivevo un numero per vedere se poi nell’edicola mi davano un gioco che mi piaceva prendere per la Play. Però il babbo di Lino si è messo a ridere e ha detto che non me lo poteva dare perché i soldi sono importanti e io ero troppo piccolo. Poi è arrivato un amico del babbo di Lino e loro dopo si sono messi a parlare che tutti gli vogliono i soldi e loro non ce la fanno più a pagare tutto. Ma come! - Mi sono detto – ha preso i consegni e basta che ci scrive un numero sopra. Ma può darsi che non c’ha la penna per scrivere sui consegni. Io ce l’ho la penna, gliela posso prestare però dopo voglio un foglio anche io. Comunque dopo il babbo di Lino e quall’altro uomo grande parlavano che Loro “lassù” chiedono sempre un sacco di soldi a Loro “quaggiù”. Boh! Io quando vado da Tonino, che è un altro amico mio che stà anche lui “lassù”, lassù lui sta a Fos de Galina, anche lui mi vuole i soldi perché io gli chiedo sempre se mi da le figurine dei Pokemon che noi ci giochiamo ma lui vuole i soldi per le figurine e io non ce li ho, allora mio zio mi ha detto che delle volte bisogna sapere rinunciare alle cose perché non ci si può permettere tutto e non tutto si compera con i soldi. “La salut prima de tut” – dice sempre mio zio Temistocle. Allora io penso che anche i grandi, che come certi preti delle volte predicano bene ma razzolano male, non devono dare più i soldi se non si possono permettere certe cose. Però il babbo di Lino diceva che doveva dare i soldi per comperare le tasse, boh! Io non ho capito cosa sono queste tasse ma, siccome oggi a scuola abbiamo studiato il condizionale ed il congiuntivo che io ci faccio sempre una gran confusione, dico se io ce li avrei i soldi non comprerei le tasse. Ma il babbo di Lino, quando dicevo così mi rideva strano e diceva all’amico grande: “prova a non pagare poi vedrai cosa succede si ferma tutto”. Boh! Io ci proverei a non pagare queste tasse, poi voglio vedere cosa succede, magari solo per dei giorni tanto per vedere cosa si ferma. Si ferma il macellaio dove il mio zio compera la carne? Si ferma l’edicola dove vado a comperare le fugurine dei pokemon? Si ferma Antoni dove andiamo a comperare la verdura? Si ferma la scuola? – qui il babbo di Lino mi ha fermato e mi ha detto: “Ecco, la scuola si ferma” ed io non nascondo che per questa ammissione trovavo sempre più convincente non comprare le tasse. Però poi il babbo di Lino ha detto che si fermano gli eserciti e loro non possono più giocare alla guerra e anche alcuni ospedali si fermano se noi non compriamo le tasse. Allora mi sono ricordato di quel giorno che mi sono rotto il braccio e con lo zio sono andato alcune volte all’ospedale e mi hanno visitato un po’ di volte poi mi hanno ingessato e il mio zio era tutto incazzato perché aveva speso quasi 150 euri e si chiedeva infatti per cosa comprava le tasse. Allora, io proverei a non comprare le tasse per alcuni giorni, poi vedrei cosa si ferma e se quello che si ferma mi serve veramente. Poi guarderei quello che mi serve e quanto mi costerebbe farlo ripartire e se alcune cose che non sono necessarie non si possono comperare, beh non si comperano e non si fanno ripartire. Eh, eh, devo ripassare meglio il condizionale e il congiuntivo perché non me li ricordo bene, però voglio dire che se Voi grandi lo potreste fare allora Voi grandi perché non lo... fessi?
Boh!

Ciao,
Temino

lunedì 21 maggio 2007

Politica Internazionale: L'affare si ingrossa


Se alla ribalta della politica internazionale, il prezzo del petrolio pone l’accento sulle pompe di benzina, altre pompe ed altre argomentazioni paiono essere all’attenzione nel panorama politico belga dove la signora Tania Dervaux, candidata al Senato per il partito “Nee”, “movimento di protesta imparziale'' che corre alle elezioni del 10 giugno, ha deciso di spompare l'elettorato. Tania ha infatti promesso 40.000, tanti sono i voti che le servirebbero per essere eletta, rapporti orali a chi le da il voto. Dal “più lavoro per tutti” a più “pompe per tutti”, ognuno usa gli strumenti ed i mezzi che possiede, poi se le promesse verranno rispettate poco importa, in politica l’importante è farle le promesse. Non faccio fatica a pensare all’appoggio dovuto in ambienti politici americani, Bill Clinton appoggerà la campagna elettorale di Tania mentre da noi Veltroni urlerà “..sono clintoniano anch’io!”. L’eccentrica “quota rosa” ha anche pensato come razionalizzare il lavoro, Ella infatti si occuperà personalmente di 80 membri al giorno e sul suo sito: http://www.nee-antwerpen.be/index-eng.htm si può reperire il modulo per far domanda. Una testa, un voto e, sono convinto che pure le vegliarde che seggono nel nostro Parlamento non tarderanno ad assecondare il fine che vuol giustificati i mezzi, magari togliendosi la dentiera, sia mai che qualche membro rimanga intrappolato tra mozioni avanzate a denti stretti.

Temistocle

venerdì 4 maggio 2007

Terrorista a Chi?



Mangia altrimenti viene l’Uomo Nero e ti porta via”. Questa frase è rimbalzata di bimbo in bimbo nel periodo post bellico in Italia. Si veniva da un precedente periodo duro, un periodo in cui avere sul tavolo un po’ di carne era un lusso concesso a pochi, per passare ad un periodo di benessere generale. Si passava, dalla ricerca del cibo al suo rifiuto e, le mamme che avevano vissuto negli stenti, stentavano a capacitarsi del fatto che i loro figli, ora, rifiutavano ciò che in precedenza loro spasmodicamente cercavano per sopravvivere. Questo portò le mamme ad adottare una sorta di strategia della tensione culinaria in cui l’Uomo Nero diveniva una sorta di proto-terrorista artigianale. Tante furono le domande che, le pur fertili menti fanciullesche cominciavano a porre: “Dove cribbio mi porta l’Uomo Nero?” – “Dove abita?” – “Com’è fatto l’Uomo Nero?”, domande che non ebbero mai risposta, ma si ritiene verosimile pensare che l’Uomo Nero possa essere l’arche-tipo del terrorista moderno. Poco più tardi la sua figura assunse caratteristiche più definite e contorni meno aleatori, spesso l’Uomo Nero veniva sostituito con gli Zingari: “Mangia altrimenti vengono gli zingari e ti portano via”. Mappercheccaspio poi gli zingari dovrebbero portarmi via se non mangio, ancora me lo domando. Erano comunque tempi in cui la nonna ci cantava: “Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo a chi lo do, lo darò alla befana..eccetera eccetera” la sensazione era che qualcuno volesse sbrogliarci dai maroni. Ti portano via! Il bimbo a chi lo do'..e, ma se hai voluto la bicicletta, mo’ tocca che pedali pure! Poi, crescendo, le figure si susseguirono e gli zingari divennero marocchini, nigeriani, albanesi, kossovari, talebani e siamo arrivati ad oggi. I terroristi il terrorismo. A volte si ha più che la sensazione che il termine venga usato con una certa autoreferenzialità.

Se lancio un missile intelligente che stupidamente ammazza cento individui, faccio la Guerra, che può essere, giusta, preventiva, necessaria, inevitabile, comunque compio un’azione che sembrerebbe avere in se, e per definizione, una certa nobile vocazione e gli individui morti ammazzati vengono ad assumere una posizione secondaria alla nobiltà bellica tanto da essere chiamati “effetti collaterali” che, come ben sappiamo, possiedono tutti i farmaci che assumiamo per guarire.
                                                               
                           
Ma se prendiamo, in vece del missile intelligente, uno stupido uomo, lo cingiamo con dei candelotti e lo facciamo esplodere ed ammazziamo delle persone, allora l’atto non è più nobile ma, evidenziando la barbarie tecnologica, si parla di terrorismo. Il problema è che non tutti sono autorizzati al definire terrorista l’Altro, occorre, si necessita, di una certa autorevolezza. Furono le mamme ad indicare l’Uomo Nero, sono gli Stati veicolatori di culture sedicenti “superiori” ad indicare i terroristi e, da ultimo, si è arrivati all’assurdità per cui se un comico spara cazzate sul Vaticano è, pure lui, un terrorista. L’excursus storico parte dalla Falce ed il Martello con annessa ideologia, per concludersi con il rifiuto di ogni idealità, vicariata magari da una fede pratica ed istituzionalizzata, che non potrà che concludersi per noi terrorizzati con un ben più rassicurante Felce e Mirtillo, probabile icona del nuovo che avanza e, se avanza, ce ne sarà per tutti.

Temistocle


domenica 1 aprile 2007

Incontri: Barbablu


Nel mio girovagare, ho fatto molti incontri interessanti. Alcuni segnavano una sorta di percorsi a domino, altri divennero per me un punto fermo, un lido d’attracco per sentimenti sfuggenti. Un porto sicuro. Tra questi vorrei raccontare l’incontro con Barbablu, una figura, un’ombra amichevole e magica che ha insinuato il Suo mantello all’interno di complicanze che, non di rado, caratterizzano le piccole battaglie che possono vedermi coinvolto.
Mentre si discuteva di politica, della nostra politichetta, bassa e mal rappresentata, si intromette un certo Barbablu ad evidenziarci le nostre inadeguatezze. Io stavo battendomi con un certo “Tizio”..

Barbablu                                                    
Siete come pupi, piccole vittime manipolate da altri, che usano parole di altri, difendendo interessi di altri, impoverendo arricchendo altri. Ammiragli e “Tizi”, precari e passanti, frutto di una Italietta rappresentata da gran parlare e poco lavorare. Mi piacerebbe un giorno vivere in una Casa delle Libertà e scoprire che ammiragli e “Tizi” sono un unica persona, che i precari sono passanti e che Berlusconi esiste solo se lo vuoi tu...Conosco un signore che vive in una baita vicino al monte Sibilla, senza tv e radio, e alla domanda "cosa ne pensa della CDL" ha risposto "cos'è un nuovo virus?" Io non sono sinistroide e non sono destroide ma penso anch'io che se un uomo potente scende in campo a settant'anni, e non per seminare, un motivo ci sarà. Meditate gente meditate...

Temistocle
Capisco ciò che intendi dire e, visto che lo com-prendo, mi piacerebbe tu usassi una certa onestà intellettuale e, quindi, iniziassi tutta la romanzina con "siamo", non "siete".

L'Ammiraglio Temistocle
uomo in cui certamente abita il bene ed il male, uomo in cui abitano frammenti di “Tizi” e di Barbablu..

Barbablu
Hai ragione Navigante perche anch'io fò parte di voi tutti, ma in una cosa mi distinguo...io non mi schiero. Son ciò che penso, ma da buon osservatore ciò che vedo non mi piace e per quanto mi riguarda vivo senza usar le idee d'altri, senza far battaglie d'altri. Quel che posso faccio da me senza influenza alcuna, tanto meno di politicanti che non mi rappresentano affatto. Credimi si puo vivere anche senza appartenenza...ma questo è già nel tuo sapere ed è ovvio pensar che si tratti di un privilegio. ( )

                 L'homo paensantis                                                                   

Temistocle
Beh, caro Barbablù, seppur tu ami distinguerti dagli altri, lascia almeno che ti riconosca l'appartenenza alla schiera di persone che sanno ragionare. Detto questo, da osservatore quale pur io sono, ti vedo appartenente alla schiera di persone che, non appartengono. Anche io, come te, sono ciò che penso e, tra le altre cose, penso che i miei concetti appartengono e nascono dalla maturazione di un confronto, continuo e costante, con ciò che è altro da me. So', che le cose che dico, che penso e che scrivo, sono il frutto di una mediazione, anch'essa continua, con ciò che da me è differente. Se dunque ha un senso, ad esempio, quell'icona che metti alla fine del post ( ) e che simbolicamente rimanda ad un'appartenenza che rivendica un senso, sappi che per quel pensiero non esiste l' "essere", quanto invece l'esser-ci, e l'affermazione pretende la rivendicazione parziale di un essere incompleto che tende alla completezza cercando il confronto con un "noi" ( -ci). E' per questo che, personalmente, io non trovo disdicevole l'appartenere, soprattutto se assunto nell'accezione in cui, "..si appartiene a qualcosa cui si da, non da cui si prende." Ciò che do' non è mio in quanto mi è stato donato, e non erigo recinti di contenzione per custodirlo in segreto dentro me, piuttosto io filtro ciò che, invero, è già stato da altri filtrato. Questo è il gioco che io vedo, da buon osservatore che, nel guardare, modifica l'oggetto guardato e da esso ne è modificato. E' per questo che non rivendico diritti autoriali; le idee sono del mondo e nel mondo. Quindi lasciami il diritto all'appartenenza perché io ti lascio il diritto a sconfermarla nel momento in cui la evidenzio.

Il fumo uccide, è vero, ma anche la guerra non scherza: VIETIAMOLA

Barbablu
Al concreto Temistocle. E' difficile perfino cominciare a valutare quanto una complicazione di possessi e il concetto di "mio" si frapponga tra noi e un modo autentico, chiaro, liberato di vedere il mondo. Per vivere spensieratamente sulla terra, per essere coscienti e vivi, per essere liberi dall'egotismo, per essere in contatto con le piante e gli animali, bisogna iniziare con semplici atti concreti. Il principio interiore è l'intuizione che siamo campi d'energia interdipendenti di grande saggezza e compassione potenziali-espressi in ciascun individuo come una mente straordinaria, un corpo stupendo e complesso, e la capacità quasi magica di parlare. A queste potenzialità e capacità, "possedere delle cose" non può aggiungere nulla di autentico. E come disse un umile contadino, <>. Con rispetto..
-"Vestiti di cielo, con la terra come pilastro"-

Temistocle
Bella risposta. Devo dirti che io ho molto da imparare dall'umile contadino, raccontami altre cose di Lui ed io non potrò che essertene grato, raccontami il mondo attraverso i suoi occhi, parlami dell'odore delle zolle e del sudore della sua fronte che stenta ad asciugarsi quando il sole del tramonto inizia a coprirsi del suo manto stellato. Io voglio del contadino i suoi occhi, ma al contadino raccontagli di me, delle mie complicazioni, offrigli i miei occhi e, di lui che le mie parole sono ponti che getto affinché il mio Io incontri il suo Tu. Assieme, ma solo assieme, areremo la vita.

Con altrettanto rispetto e gratitudine,
Temistocle

Barbablu
L'umile uomo che fù non è più ormai da tempo. Dormendo cercava la verità, se turbato si volgeva umilmente a meditare, e giù a lavorare. Nascita, vecchiaia, malattia e morte. Fin dall'inizio è questo il modo in cui le cose sono sempre andate. Qualsiasi idea di liberarci da questa vita non farà che avvincerci più stretti nelle sue spire. Ma colui che sa che non c'è niente da cercare sa anche che non c'è niente da dire, e tiene la bocca chiusa. Anch'io, come te, ho molto da imparare da chi si è nutrito dalla ciotola vuota della terra, ancor tutta da arare proprio come la vita. Caro Temistocle,i nostri obbiettivi in questa pratica di non-conseguimento possono essere affatto modesti: essere presenti nella sensazione, nella percezione, nel sentimento, nel pensiero di ciascun istante. E' meraviglioso esplorare e continuare a chiederci: "Chi sono Io?" o "Che cos'è la vita?", in modo da essere semplicemente aperti a ciò che significa essere vivi, essere in un corpo. E se realmente non lo sappiamo, come di fatto non lo sappiamo, il cercare, il girovagare, il porci domande, il non arrivare mai, è un modo di vivere che ci rende meravigliosamente liberi. E se io sono quel che penso, come di fatto lo sono, aggiungo che il non aver nulla in mente è nobile, non aver nessuna abilità e conoscenza è supremo, non avere nessuna dimora, nessun romitaggio, viene subito dopo. Grato è Barbablu.

Questo primo confronto mi servì per conoscere Barbablu ed attraverso lui, me stesso. Ma, dopo alcuni anni Barbablu mi fece sentire la sua eco da distante e tornò a dar peso ai miei movimenti sconclusionati, alle passioni che spesso caratterizzano noi umani ed alimentate da un fuoco fatuo...
                                                                        
           Tempesta emotiva    

Barbablu
SCUSATE L'INSOLENZA: Se mi permetto una lagnanza, una furtiva lagnanza, entrare e scivolare nel giardino vietato delle parole dette, so che solo darò vantaggio al vostro disdegno. E' cosi estranea a voi la passione che suscitate, tanto innocenti siete di questa crudele ansia che in me si è risvegliata, che io la negherò, la negherò anche se il gallo strappa la seta della notte. E' il suo becco a dar brividi lungo la schiena, ma un prezioso regalo io faccio a me stesso, rinasco in un nuovo giorno.

Temistocle
Ah! se tornasse a soffiare il Vento. Il Vento che rimescola le parole, le distrugge e poi le crea di nuovo. Non ho saputo rispondere al Suo richiamo, ed adesso mi trovo a cercare quel che, in fondo, so di avere. Sono io che mi son perso. Inaridito nelle mie complicazioni, perso nei dettagli, intrappolato nelle mie miopie, bramoso di evidenziare che, tra uno e centomila, io son nessuno. Ma se veramente io lo fossi, se sinceramente io credessi di esserlo, allora il Vento tornerebbe al mio cuore.

Per un attimo ho sperato tu fossi una certa "signora B.", gentil donna di mia conoscenza. Un leggero alito di vento è riecheggiato al cantar del gallo. Ma sicuramente mi son sbagliato e, seduto, con la testa tra le mie ginocchia esili, son tornato a sognare l'ignoto.

                                                                  

Barbablu
Nella tua pratica, sii flessibile. Considera il metodo come un bel ruscello argenteo, non un'impetuosa cascata. Segui il torrente, abbi fede nel suo corso. Esso andrà alla sua meta, ora serpeggiando, ora gocciolando. Troverà le scanalature, le crepe, le fenditure. Seguilo. Non perderlo mai di vista. Ti porterà!..."In questo mondo di sogni, appisolandosi ancora una volta e ancora parlando e sognando di sogni. E così sia"....D'inverno le sette stelle passeggiano su una foresta di cristallo. D'ora in avanti un viandante senza nome; prima pioggia d'estate. "Amico Temistocle” io son Barbablu e nel mio Castello ne son successe tante, ma la conoscenza è il segreto della trasformazione e la Parola vale più del pensiero che si palesa".

                     Il Castello    


Temistocle
Quando tento di cambiare qualcosa, è allora che comincio a conoscere. Sulla mia pelle sento le resistenze, anche le parti più levigate si fanno ruvide. Ed il tatto, nel suo desiderio di metamorfosi, si fa con-tatto. Gli anticorpi, fin prima nascosti negli anfratti più reconditi, vengono alla luce per riportare un ordine disturbato dal mio esserci. E li conosco. E l'oggetto che mi traspare è li per me che lo trapasso e lo ferisco nella colpa più remota; la colpa di avere esistenza. L'oggetto è conosciuto solo per un soggetto conoscente.

Se mi concedi d'entrare nel tuo Castello, io ne prenderò un po’ le sembianze, ma accetta che le sue mura s'imbrattino anche di me, poichè diversamente non potrà essere.

con dovuta gratitudine,
Temistocle

Barbablu
Ciò che è naturale e inconcepibile non appartiene nè all'illusione nè all'illuminazione. In questo momento, cause e condizioni splendono completamente nel silenzio. Il leggendario arciere centrava il bersaglio da cento passi. Quando le punte delle frecce si incontrano si tratta soltanto di abilità? Cela la tua pratica, opera allinterno. Sii ignorante, sembra sciocco. Continua a fare così. Questo si chiama ospite con l'ospite. Una mente avida vede rari tesori. Una mente sorpresa vede procioni e tori bianchi.

Temistocle
Ritorno, catturato, a questo domino tortuoso. Sento una lieve melodia, sussurrata, soave e leggera, che all'orecchio si dirige ma all'anima si volge. Chiudo gli occhi e mi torna alla mente un bambino. Ogni cosa, anche la più ovvia e banale, diveniva infinita. Il luccichio di un levigato barattolo di latta, su cui il sole rifletteva i suoi potenti raggi d'agosto, diventava d'un sol colpo un pianeta incantato di emozioni. Poi, un giorno, la perdita di qualcosa di caro, ed il bambino dovette fare i conti con la finitezza della vita. Si affacciò alla coscienza la paura dell'oblio, il pezzo di latta cominciò a riflettere i colori stonati di una lontana vecchiezza e gli stessi timbri d'agosto divennero meno intensi. Ogni cosa prese visione del suo inverno. Ogni straniero prese forma nei confini dell'orizzonte. Tutto si fece precario tranne la Morte. Ecco, quel bambino, ricordo, fu allora che iniziò a vivere.

... Qualcosa mi ha turbato ieri. Erravo, titubante, tra fragili steli di fiori ctoni che di rado vedono la luce del sole, poiché con essa hanno dissolvenza, alla ricerca di qualcosa che da sempre mi sfugge, quando ebbi un soprassalto. Alzando lo sguado incrociai quello di un altro, a me simile. Il cuore cominciò a battere. Mi resi conto d'esser guardato. Mi parve, come non mai mi parve, d'essere nudo, esposto ad una luce indagante. Ebbi chiaro il sentore; qualcuno mi vedeva. Capii d'avere esistenza, li, in quel luogo, nel fatto che qualcuno me ne rendeva conferma con lo sguardo. Io c'ero, e la prova era che qualcuno mi guardava. Caro Barbablù, mi sentivo "ospite" del suo sguardo. Il rimando a me, era fuori di me ma, ancora qualcosa mi sfuggiva ed il mio turbamento si fece remoto..

                      Il Faro                                                                                                                         

Barbablu
La musica che stai suonando è anche la mia. I buoni amici si conoscono profondamente. Le montagne in alto, i fiumi in basso, ma la luna e le nuvole restano sempre le stesse. Le stelle si muovono con suoni impercettibili. L'universo è calmo, nulla crea turbamento. Apri gli occhi e osserva con attenzione. Migliaia di catene di montagne separano chi rispecchia da chi è davvero presente. Se non segui la via del ritorno potresti cadere in fondo alla valle. Mio carissimo Temistocle, chi ha raggiunto l'illuminazione e vede con gli occhi della saggezza, può vedere il mezzogiorno a mezzanotte...
... Caro amico Temistocle, Sommo Ammiraglio sottratto alle rotte marittime, tu che hai dedicato il tuo tempo a questo vecchio Barbablu, tu che sei prosieguo e complemento prezioso del nobil pensiero (e di questo ti son grato). Tu che nell'intesa mi hai stupito e mi parea vera. La sottile ambiguità, la sintesi obbligata per alluder sottintesi, l'espressione d'un'essenza di pensiero, sconosciuti pur sembrando complici, quasi casualmente, inconsapevolmente.... chi non sa di me posso sembrar saccente e non lo sono, a volte la parola è a doppio taglio e la presunzione sospettata, ma questo vecchio Barbablu si prende in giro da solo. Proclama di poter domare draghi focosi e tigri feroci per ventiquattr'ore al giorno. In effetti, se qualcuno sapesse tramutar il ferro in oro, non se ne andrebbe per mari raccontandolo a chiunque. Le parole non son mai perfette, ma dopo che il fior viene mostrato all'assemblea, si può narrare di quel fior. Tuttavia si può giunger nella terra dissoluta senza compiere nessun passo. In quest'isola remota dove si approda e pur si salpa, ognuno può lasciar la sua bandiera, e rimarrà. Levata l'ancora il vento gonfia le vele del vascello e nell'affrontar marosi uno sguardo si può volger verso l'orizzonte, immaginando quei pensieri in dissolvenza che sono giuoco e virtù. Io vivo in un Castello e da una torre scruto il mare, in attesa di natanti seguito a sperare che un forziere possa un giorno apparir su questa terra, quasi per caso.. Barbablu

                                                         

Temistocle
Carissimo Barbablu, l'intesa che tu evidenzi, pur io la sottolineo. E' con meraviglia e gioia, stupore e magia, che annuso ogni tua parola, la tocco ad occhi chiusi, così come farebbe un cieco quando al tatto chiede conferma di un lume all'oggetto misterioso che manipola. Anch'io di questo ti son grato. Federico direbbe che, ciò che si fa per Amore, è sempre al di la del bene e del male. Ma a me, che son Temistocle, non è concesso di fermarmi. Non abito un castello, vivo in balia di eventi; ora son acque agitate, ora si fan più quiete.

                                               Poseidone 

A tratti assecondo Poseidone,
in altri chiamo Eolo in aiuto
ma tutto ciò che compio è per passione,
ed è da Lei nutrito ch'io mi nutro.

Tu dunque vedi un uomo poetante,
un musico, stratego, un navigante,
ma quel che dei tuoi occhi a me occorre,
è saper quel che tu vedi dalla torre.

Amico Barbablu, la nostra intesa è nata in coincidenza di eventi fortuiti, non mi intrattengo io con i saccenti.


Di te io ciò che vedo è la sapienza
e a questa devo sol riconoscenza.
Giacché mi sei prezioso, io ti cerco,
perché tu sei la rotta ed io il natante,
poiché io vivo quel che a te è distante...

Barbablu
Le due parti possiedono lo steso talento. Su chi bisogna basare un paragone? Puoi guardare nei miei polmoni e nelle mie viscere, ma io solo conosco il mio essere. La pioggia primaverile annaffia tutte le piante senza discriminare, eppure i rami fioriti possono essere lunghi o corti." Non permettere più alla polvere di raggiungere i tuoi occhi, non prolungare il prurito continuando a grattarti": è questa la mia concezione di verità. Pensi che io abbia ottenuto qualcosa? La lama affilata balena nell'aria come un lampo, una volta che ne sono consapevole, non ho nulla da temere. Me ne andrò domani. Lascio questo luogo di acque e bruma, ma nessuno può essere certo che sotto sotto non si nasconda ancora un pensiero, poichè tutti i mari riflettono la luna nelle loro acque e dove non ci sono nuvole appare il cielo blu. Arrivederci amico Temistocle, compagno prezioso di viaggi e mete lontane. Se dalla mia torre, scrutando l'orizzonte, noterò tre alberi altissimi con vele spiegate, saprò che sta passando il tuo vascello, ed io agiterò il mio mantello come una bandiera.

Temistocle
Amico caro e prezioso, è dunque questo un addio? La nebbia sta calando in queste acque agitate, ed io, ancora una volta, ho perso la linea dell'orizzonte. Torno ad esser solo, amico Barbablu. Quella passione che andavo cercando, spettina soltanto me. Tutto diviene relativo. Il mio Vascello si muove, girando vorticosamente su se stesso, ma io son fermo, e la tautologia è solo a te visibile. Quando la nebbia calerà, ed io vedrò il mantello tuo assecondare il vento, alzerò il capo intrappolato tra le mie ginocchia e ti regalerò un sorriso amaro. Abitiamo punti distanti, in mezzo, la Terra di nessuno, inquieta poiché carica di possibilità rischiose, ma per ciò stesso, piena di speranze. La luce e l'ombra, l'Amore e l'Odio vi abitano. Sono stanco e sfinito amico Barbablu, ed in queste acque non vedo mulini a vento, ma vortici intrappolanti che rendono illusorio ogni movimento.
Arrivederci, Amico caro...


Fu così che ci lasciammo con Barbablu, un amico, un’ombra che dal suo castello incantato seppe indicarmi la rotta per riportarmi sulla via del cuore che sorvola il mondo sulle ali della magia...

Temistocle

martedì 27 marzo 2007

Pazzia Turati a Fermignano (PU)



A volte, in mezzo ad agglomerati urbani, si stagliano spazi. Spazi che tentano e si indirizzano verso una vocazione significante che rivendica intelliggibilità al contesto circostante. Tutti rivendicano spazi, dal singolo cittadino alle più svariate associazioni.
Tutti li rivendicano, il Potere li occupa.

Quando il Potere occupa uno spazio senza una visione di condivisibilità, possiamo dire che - il Potere pre-occupa - e ve ne sono tanti di casi di siffatta natura.



A volte gli spazi che si vengono a formare tra agglomerati urbani vengono chiamati “Piazze”. Esse piazze, sono in genere deputate al produrre attività di senso che donano e fondano equilibrio all’intero agglomerato circostante. La piazza, se fondata su contenuti di senso, diviene il luogo d’attrattiva dell’intero agglomerato circostante. Luogo privilegiato un tempo di scambi economici e poi sempre più verbali, la piazza diviene punto d’incontro, di confronto e di intrattenimento per i cittadini. Ma vi sono luoghi, che pure i contemporanei amano chiamare piazze, ma che invero, proprio perché svuotate da ogni contenuto di senso, tendono a rompere ogni equilibrio con l’agglomerato cercando fondamento su oscure motivazioni. L’anagramma allora ci viene in aiuto e, se prediamo la parola, non facciamo nessuna difficoltà a passare da Piazza a Pazzia, luogo in cui la stessa folla trasla in follia. Avremo quindi una Piazza piena di folla ed una pazzia colma di follia. Ognuno decide di rappresentarsi come meglio crede.

Temistocle

domenica 25 marzo 2007

Carnigetariani




Mario mangia carne, e non si sente in colpa per questo. Tutte le volte però che incontra Pino, essendo questi vegetariano, gli tocca di rispondere alle accuse che gli vengono continuamente mosse. “Odi gli animali”- dice Pino rivolgendosi a Mario- “altrimenti non li mangeresti”. “Ma come- ribatte Mario- vuoi dirmi con ciò che tu sei vegetariano perché odi le piante?”.
Povere betulle dall’esile stelo, strappate alla madre terra per essere stritolate nella morsa di molari premolari e canini i quali ambirebbero a qualcosa di ben più solido, un maiale, una lepre, un cinghialotto, ma accanirsi su povere betulle proprio no!
Mario riflette, mentre un molare suo discute con un canino con veemenza sulla pretesa di quest’ultimo di appioppare l’ultimo brandello di carne al molare, finché arriva a risolvere ogni contenzioso orale messer Stecchino.
Mario riflette e cerca un movente alla colpa che Pino gli addossa. “Se ci sono animali che odio, se così si può dire, questi sono i ragni, ed ho pure schifo delle cavallette ma, persino le mie viscere, se avessi l’intenzione di papparmeli, si ribellerebbero tentando di farmeli ricacciare fuori”. “Non è quindi ciò che odio- continua Mario- ciò che io mangio”. “Semmai mangio ciò che in un certo senso amo”.

Pino, differente da Mario perché caga verde, non è del tutto convinto. In fin dei conti Mario gli sta accollando una colpa che non lo convince per nulla. Il capro ha sempre fatto gli occhi dolci a Pino ed ha da sempre paura di Mario e dei suoi molari. Mentre un isolato verme solitario, schifando Pino, si mette a fare gli occhi dolci a Mario.

A questo punto entra in scena un tenero gattino che si siede sulle ginocchia di Mario.

…e Mario torna nelle sue riflessioni: “Io amo il mio gattino, non me lo mangerei mai. Allora è vero, io mangio ciò che non amo, eppure non mi sento di odiare il cinghiale”.
Continuando ad accarezzare il suo gattino, Mario si mette con lui a conversare amorevolmente,
come fosse uno di famiglia, uno perfettamente contiguo alle mura domestiche. Il micio è si un animale, ma domestico.

Mario ha allora l’ennesima intuizione: “Io mangio animali, ma mangio solo quelli che riesco a tenere a dovuta distanza, ma per dovuta intendo quelli che non mi sono troppo lontani ma neppure troppo vicini”. Ed infatti il gatto, così come il cane, mi sono eccessivamente vicini per poterli mangiare e digerire tranquillamente, mentre il ragno o la cavalletta, mi sono troppo distanti per la differenza che li contraddistingue con il mio essere uomo. Il cinghiale invece, tenendosi ad una distanza accettabile, mi è digesto.

Mario, cercando di essere intellettualmente onesto con se stesso, continua nel suo peregrinare metaonirico, mentre Pino, …Pino continua a cagare verde, e non trattasi di bile.

Temistocle

Giocare alla guerra


Mio nipote Temino scrive:

Sono un bambino di 10 anni. Ieri, degli uomini grandi parlavano di alcuni che loro li chiamavano militari, che mi sa che sono tipo quei robot che io ci gioco anche con Lino che noi li usiamo quando dobbiamo uccidere il mostro transformer. Il mostro trasformer è forte, c’ha un sacco di armi megastorm, che allora noi dobbiamo colpirlo con i raggi ultramix. Mi sa che questi militari sono una specie di robot che ci giocano loro grandi, che ci devono distruggere un trasformer che loro lo chiamano Bin Laden che c’ha un robotino che si chiama Saddam, che però i militari lo hanno distrutto. Ha detto il babbo di Lino, che Saddam c’aveva dei soldatini che se li sbattevi contro un muro, loro eslodevano e lanciavano dei raggi pericolosi che potevano anche distruggere più soldatini con un colpo solo. Però ha detto il babbo di Lino che adesso Saddam l’hanno distrutto. Adesso però, loro grandi, parlavano che dovevano distruggere quello più pericoloso che è il trasformer Bin Leden che usa i raggi islam. Mi sa che ci giocavano anche l’altro ieri, ho visto sulla tele un attimo, non ho fatto in tempo, ma mi sembrava che li chiamavano ultras, però facevano un gioco tipo a quello dei soldatini. Io non ho mai visto i grandi che giocano coi soldatini, e non ho mai visto neanche i soldatini, anche io ci voglio giocare, però voglio sapere se si può comperare un trasformer che può distruggere da solo il Bin Laden e se c’è mi sapete dire come si chiama? Oppure se in edicola c’hanno dei raggi più potenti dei raggi islam e come si chiamano se ci sono? Ce li hanno nelle bustine?

Pensate che il babbo di Lino gli ha detto che il gioco che mi hanno detto i grandi, lui ha detto che si chiama, “Missione di pace”. A me il nome non mi piace tanto. Perché non l’hanno chiamato Guerra per esempio? Se compero il gioco e nella scatola c’è scritto Missione di pace, mi sembra di trovare dentro la scatola, invece dei soldatini e dei raggi distruttori nelle bustine, delle statuine fatte a forma di maestre, di dottori, con le macchinine della croce rossa, tipo quei giochini che oramai non fa più neanche mia sorella più piccola. Ciao vado a vedere Dragon ball che poi dopo sulla play mi sa che finisco anche il gioco che mi ha portato la befana che sono arrivato all'ultimo livello. Io sono forte, se mi fate giocare alla missione di pace io può darsi che ci riesco a distruggere il Bin Laden. Ciao.


Temino

Un Blogger d'altri tempi

In vero, non so se sono un blogger, però mi piaceva la parola ed ho detto: perché no? Tra le tante cose, diverrò blogger pure io. Sia detto, sempre che la parola, di cui disconosco il significato, non vada ad offendere il comune senso del pudore o altre cose varie di cui sono affamati poi tutti i garanti che gironzolano per il pianeta. Sono un ammiraglio ateniese caduto in dis-uso. Mi piace navigare su acque differenti, a volte turbo-lente a tratti turbo-spinte.
Un giorno mi imbattei su un messaggio che diceva: "Vuoi guadagnare navigando?" Il messaggio mi arrivava in una bottiglia che riportava una strana parola - "Internet". Mah, mi interrogai per millenni sul chi fosse il mittente, girovagai per interland cittadini, chiesi ad inter-posta persona, inter-rogai svariati vate, ma nulla finché un giorno gironzolando sconsolato pistai sopra un sorcio che fece "click", ed apparve uno schermo e lì vidi una scritta, Internet. Ci siamo, mi dissi, inizierò a guadagnare. Purtroppo, per quanto feci e per quanto mi arrabattai su quei lidi, fino a giungere al compromesso col sorcio che sciancicato dai click arrivò a chiedere asilo politico, mi arresi all'evidenza che se volevo guadagnare navigando non mi restava che arruolarmi in marina. Fu così che divenni l'ammiraglio Temistocle.

Temino è mio nipote, un ragazzino di 10 anni che mi aiuterà a comprendere meglio alcune cose attraverso i suoi occhi e che, noi grandi, diamo oramai per scontate intrappolati 
dalle nostre pesanti sovrastrutture.

Qui metterò, dunque, pensieri alla rinfusa 
nati dall'incontro del mio peregrinare
con le cose varie incontrate nel mare della vita.

Temistocle