martedì 27 marzo 2007

Pazzia Turati a Fermignano (PU)



A volte, in mezzo ad agglomerati urbani, si stagliano spazi. Spazi che tentano e si indirizzano verso una vocazione significante che rivendica intelliggibilità al contesto circostante. Tutti rivendicano spazi, dal singolo cittadino alle più svariate associazioni.
Tutti li rivendicano, il Potere li occupa.

Quando il Potere occupa uno spazio senza una visione di condivisibilità, possiamo dire che - il Potere pre-occupa - e ve ne sono tanti di casi di siffatta natura.



A volte gli spazi che si vengono a formare tra agglomerati urbani vengono chiamati “Piazze”. Esse piazze, sono in genere deputate al produrre attività di senso che donano e fondano equilibrio all’intero agglomerato circostante. La piazza, se fondata su contenuti di senso, diviene il luogo d’attrattiva dell’intero agglomerato circostante. Luogo privilegiato un tempo di scambi economici e poi sempre più verbali, la piazza diviene punto d’incontro, di confronto e di intrattenimento per i cittadini. Ma vi sono luoghi, che pure i contemporanei amano chiamare piazze, ma che invero, proprio perché svuotate da ogni contenuto di senso, tendono a rompere ogni equilibrio con l’agglomerato cercando fondamento su oscure motivazioni. L’anagramma allora ci viene in aiuto e, se prediamo la parola, non facciamo nessuna difficoltà a passare da Piazza a Pazzia, luogo in cui la stessa folla trasla in follia. Avremo quindi una Piazza piena di folla ed una pazzia colma di follia. Ognuno decide di rappresentarsi come meglio crede.

Temistocle

domenica 25 marzo 2007

Carnigetariani




Mario mangia carne, e non si sente in colpa per questo. Tutte le volte però che incontra Pino, essendo questi vegetariano, gli tocca di rispondere alle accuse che gli vengono continuamente mosse. “Odi gli animali”- dice Pino rivolgendosi a Mario- “altrimenti non li mangeresti”. “Ma come- ribatte Mario- vuoi dirmi con ciò che tu sei vegetariano perché odi le piante?”.
Povere betulle dall’esile stelo, strappate alla madre terra per essere stritolate nella morsa di molari premolari e canini i quali ambirebbero a qualcosa di ben più solido, un maiale, una lepre, un cinghialotto, ma accanirsi su povere betulle proprio no!
Mario riflette, mentre un molare suo discute con un canino con veemenza sulla pretesa di quest’ultimo di appioppare l’ultimo brandello di carne al molare, finché arriva a risolvere ogni contenzioso orale messer Stecchino.
Mario riflette e cerca un movente alla colpa che Pino gli addossa. “Se ci sono animali che odio, se così si può dire, questi sono i ragni, ed ho pure schifo delle cavallette ma, persino le mie viscere, se avessi l’intenzione di papparmeli, si ribellerebbero tentando di farmeli ricacciare fuori”. “Non è quindi ciò che odio- continua Mario- ciò che io mangio”. “Semmai mangio ciò che in un certo senso amo”.

Pino, differente da Mario perché caga verde, non è del tutto convinto. In fin dei conti Mario gli sta accollando una colpa che non lo convince per nulla. Il capro ha sempre fatto gli occhi dolci a Pino ed ha da sempre paura di Mario e dei suoi molari. Mentre un isolato verme solitario, schifando Pino, si mette a fare gli occhi dolci a Mario.

A questo punto entra in scena un tenero gattino che si siede sulle ginocchia di Mario.

…e Mario torna nelle sue riflessioni: “Io amo il mio gattino, non me lo mangerei mai. Allora è vero, io mangio ciò che non amo, eppure non mi sento di odiare il cinghiale”.
Continuando ad accarezzare il suo gattino, Mario si mette con lui a conversare amorevolmente,
come fosse uno di famiglia, uno perfettamente contiguo alle mura domestiche. Il micio è si un animale, ma domestico.

Mario ha allora l’ennesima intuizione: “Io mangio animali, ma mangio solo quelli che riesco a tenere a dovuta distanza, ma per dovuta intendo quelli che non mi sono troppo lontani ma neppure troppo vicini”. Ed infatti il gatto, così come il cane, mi sono eccessivamente vicini per poterli mangiare e digerire tranquillamente, mentre il ragno o la cavalletta, mi sono troppo distanti per la differenza che li contraddistingue con il mio essere uomo. Il cinghiale invece, tenendosi ad una distanza accettabile, mi è digesto.

Mario, cercando di essere intellettualmente onesto con se stesso, continua nel suo peregrinare metaonirico, mentre Pino, …Pino continua a cagare verde, e non trattasi di bile.

Temistocle

Giocare alla guerra


Mio nipote Temino scrive:

Sono un bambino di 10 anni. Ieri, degli uomini grandi parlavano di alcuni che loro li chiamavano militari, che mi sa che sono tipo quei robot che io ci gioco anche con Lino che noi li usiamo quando dobbiamo uccidere il mostro transformer. Il mostro trasformer è forte, c’ha un sacco di armi megastorm, che allora noi dobbiamo colpirlo con i raggi ultramix. Mi sa che questi militari sono una specie di robot che ci giocano loro grandi, che ci devono distruggere un trasformer che loro lo chiamano Bin Laden che c’ha un robotino che si chiama Saddam, che però i militari lo hanno distrutto. Ha detto il babbo di Lino, che Saddam c’aveva dei soldatini che se li sbattevi contro un muro, loro eslodevano e lanciavano dei raggi pericolosi che potevano anche distruggere più soldatini con un colpo solo. Però ha detto il babbo di Lino che adesso Saddam l’hanno distrutto. Adesso però, loro grandi, parlavano che dovevano distruggere quello più pericoloso che è il trasformer Bin Leden che usa i raggi islam. Mi sa che ci giocavano anche l’altro ieri, ho visto sulla tele un attimo, non ho fatto in tempo, ma mi sembrava che li chiamavano ultras, però facevano un gioco tipo a quello dei soldatini. Io non ho mai visto i grandi che giocano coi soldatini, e non ho mai visto neanche i soldatini, anche io ci voglio giocare, però voglio sapere se si può comperare un trasformer che può distruggere da solo il Bin Laden e se c’è mi sapete dire come si chiama? Oppure se in edicola c’hanno dei raggi più potenti dei raggi islam e come si chiamano se ci sono? Ce li hanno nelle bustine?

Pensate che il babbo di Lino gli ha detto che il gioco che mi hanno detto i grandi, lui ha detto che si chiama, “Missione di pace”. A me il nome non mi piace tanto. Perché non l’hanno chiamato Guerra per esempio? Se compero il gioco e nella scatola c’è scritto Missione di pace, mi sembra di trovare dentro la scatola, invece dei soldatini e dei raggi distruttori nelle bustine, delle statuine fatte a forma di maestre, di dottori, con le macchinine della croce rossa, tipo quei giochini che oramai non fa più neanche mia sorella più piccola. Ciao vado a vedere Dragon ball che poi dopo sulla play mi sa che finisco anche il gioco che mi ha portato la befana che sono arrivato all'ultimo livello. Io sono forte, se mi fate giocare alla missione di pace io può darsi che ci riesco a distruggere il Bin Laden. Ciao.


Temino

Un Blogger d'altri tempi

In vero, non so se sono un blogger, però mi piaceva la parola ed ho detto: perché no? Tra le tante cose, diverrò blogger pure io. Sia detto, sempre che la parola, di cui disconosco il significato, non vada ad offendere il comune senso del pudore o altre cose varie di cui sono affamati poi tutti i garanti che gironzolano per il pianeta. Sono un ammiraglio ateniese caduto in dis-uso. Mi piace navigare su acque differenti, a volte turbo-lente a tratti turbo-spinte.
Un giorno mi imbattei su un messaggio che diceva: "Vuoi guadagnare navigando?" Il messaggio mi arrivava in una bottiglia che riportava una strana parola - "Internet". Mah, mi interrogai per millenni sul chi fosse il mittente, girovagai per interland cittadini, chiesi ad inter-posta persona, inter-rogai svariati vate, ma nulla finché un giorno gironzolando sconsolato pistai sopra un sorcio che fece "click", ed apparve uno schermo e lì vidi una scritta, Internet. Ci siamo, mi dissi, inizierò a guadagnare. Purtroppo, per quanto feci e per quanto mi arrabattai su quei lidi, fino a giungere al compromesso col sorcio che sciancicato dai click arrivò a chiedere asilo politico, mi arresi all'evidenza che se volevo guadagnare navigando non mi restava che arruolarmi in marina. Fu così che divenni l'ammiraglio Temistocle.

Temino è mio nipote, un ragazzino di 10 anni che mi aiuterà a comprendere meglio alcune cose attraverso i suoi occhi e che, noi grandi, diamo oramai per scontate intrappolati 
dalle nostre pesanti sovrastrutture.

Qui metterò, dunque, pensieri alla rinfusa 
nati dall'incontro del mio peregrinare
con le cose varie incontrate nel mare della vita.

Temistocle