A volte, in mezzo ad agglomerati urbani, si stagliano spazi. Spazi che tentano e si indirizzano verso una vocazione significante che rivendica intelliggibilità al contesto circostante. Tutti rivendicano spazi, dal singolo cittadino alle più svariate associazioni.
Tutti li rivendicano, il Potere li occupa.
Quando il Potere occupa uno spazio senza una visione di condivisibilità, possiamo dire che - il Potere pre-occupa - e ve ne sono tanti di casi di siffatta natura.
A volte gli spazi che si vengono a formare tra agglomerati urbani vengono chiamati “Piazze”. Esse piazze, sono in genere deputate al produrre attività di senso che donano e fondano equilibrio all’intero agglomerato circostante. La piazza, se fondata su contenuti di senso, diviene il luogo d’attrattiva dell’intero agglomerato circostante. Luogo privilegiato un tempo di scambi economici e poi sempre più verbali, la piazza diviene punto d’incontro, di confronto e di intrattenimento per i cittadini. Ma vi sono luoghi, che pure i contemporanei amano chiamare piazze, ma che invero, proprio perché svuotate da ogni contenuto di senso, tendono a rompere ogni equilibrio con l’agglomerato cercando fondamento su oscure motivazioni. L’anagramma allora ci viene in aiuto e, se prediamo la parola, non facciamo nessuna difficoltà a passare da Piazza a Pazzia, luogo in cui la stessa folla trasla in follia. Avremo quindi una Piazza piena di folla ed una pazzia colma di follia. Ognuno decide di rappresentarsi come meglio crede.
Temistocle
Tutti li rivendicano, il Potere li occupa.
Quando il Potere occupa uno spazio senza una visione di condivisibilità, possiamo dire che - il Potere pre-occupa - e ve ne sono tanti di casi di siffatta natura.
A volte gli spazi che si vengono a formare tra agglomerati urbani vengono chiamati “Piazze”. Esse piazze, sono in genere deputate al produrre attività di senso che donano e fondano equilibrio all’intero agglomerato circostante. La piazza, se fondata su contenuti di senso, diviene il luogo d’attrattiva dell’intero agglomerato circostante. Luogo privilegiato un tempo di scambi economici e poi sempre più verbali, la piazza diviene punto d’incontro, di confronto e di intrattenimento per i cittadini. Ma vi sono luoghi, che pure i contemporanei amano chiamare piazze, ma che invero, proprio perché svuotate da ogni contenuto di senso, tendono a rompere ogni equilibrio con l’agglomerato cercando fondamento su oscure motivazioni. L’anagramma allora ci viene in aiuto e, se prediamo la parola, non facciamo nessuna difficoltà a passare da Piazza a Pazzia, luogo in cui la stessa folla trasla in follia. Avremo quindi una Piazza piena di folla ed una pazzia colma di follia. Ognuno decide di rappresentarsi come meglio crede.
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