domenica 25 marzo 2007

Carnigetariani




Mario mangia carne, e non si sente in colpa per questo. Tutte le volte però che incontra Pino, essendo questi vegetariano, gli tocca di rispondere alle accuse che gli vengono continuamente mosse. “Odi gli animali”- dice Pino rivolgendosi a Mario- “altrimenti non li mangeresti”. “Ma come- ribatte Mario- vuoi dirmi con ciò che tu sei vegetariano perché odi le piante?”.
Povere betulle dall’esile stelo, strappate alla madre terra per essere stritolate nella morsa di molari premolari e canini i quali ambirebbero a qualcosa di ben più solido, un maiale, una lepre, un cinghialotto, ma accanirsi su povere betulle proprio no!
Mario riflette, mentre un molare suo discute con un canino con veemenza sulla pretesa di quest’ultimo di appioppare l’ultimo brandello di carne al molare, finché arriva a risolvere ogni contenzioso orale messer Stecchino.
Mario riflette e cerca un movente alla colpa che Pino gli addossa. “Se ci sono animali che odio, se così si può dire, questi sono i ragni, ed ho pure schifo delle cavallette ma, persino le mie viscere, se avessi l’intenzione di papparmeli, si ribellerebbero tentando di farmeli ricacciare fuori”. “Non è quindi ciò che odio- continua Mario- ciò che io mangio”. “Semmai mangio ciò che in un certo senso amo”.

Pino, differente da Mario perché caga verde, non è del tutto convinto. In fin dei conti Mario gli sta accollando una colpa che non lo convince per nulla. Il capro ha sempre fatto gli occhi dolci a Pino ed ha da sempre paura di Mario e dei suoi molari. Mentre un isolato verme solitario, schifando Pino, si mette a fare gli occhi dolci a Mario.

A questo punto entra in scena un tenero gattino che si siede sulle ginocchia di Mario.

…e Mario torna nelle sue riflessioni: “Io amo il mio gattino, non me lo mangerei mai. Allora è vero, io mangio ciò che non amo, eppure non mi sento di odiare il cinghiale”.
Continuando ad accarezzare il suo gattino, Mario si mette con lui a conversare amorevolmente,
come fosse uno di famiglia, uno perfettamente contiguo alle mura domestiche. Il micio è si un animale, ma domestico.

Mario ha allora l’ennesima intuizione: “Io mangio animali, ma mangio solo quelli che riesco a tenere a dovuta distanza, ma per dovuta intendo quelli che non mi sono troppo lontani ma neppure troppo vicini”. Ed infatti il gatto, così come il cane, mi sono eccessivamente vicini per poterli mangiare e digerire tranquillamente, mentre il ragno o la cavalletta, mi sono troppo distanti per la differenza che li contraddistingue con il mio essere uomo. Il cinghiale invece, tenendosi ad una distanza accettabile, mi è digesto.

Mario, cercando di essere intellettualmente onesto con se stesso, continua nel suo peregrinare metaonirico, mentre Pino, …Pino continua a cagare verde, e non trattasi di bile.

Temistocle

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